Unis è uno dei faraoni più misteriosi della storia dell’antico Egitto. Non solo perché del suo regno sappiamo poco o nulla, ma anche per le misteriose iscrizioni presenti nella sua piramide.
Unis fu il nono e ultimo faraone della V dinastia dell’Antico Regno (il suo è il 32esimo nome della Lista di Saqqara) e regnò per 30-33 anni nella prima metà del XXIV secolo a.C. (quasi 4.500 anni fa!), subito dopo Djedkara Isesi che fu forse, ma non siamo certi, suo padre.
I MISTERIOSI TESTI DELLA PIRAMIDE DI UNIS
Il faraone ebbe almeno due mogli principali, Nebet e Khenut, sepolte in una imponente doppia mastaba vicino alla piramide a sei gradoni di Unis stesso nella necropoli di Saqqara, tra la piramide di Sekhemkhet e quella di Djoser.
Per realizzare la piramide di Unis, riscoperta nel 1831 dall’egittologo John Shae Perring, il terreno fu livellato coprendo così tombe più antiche tra cui quella del faraone Hotepsekhemwy, iniziatore della II dinastia.
Proprio nella tomba di Unis compaiono per la prima volta le lunghe colonne di iscrizioni in geroglifico con simboli riempiti di colore azzurro che saranno poi comuni nei complessi funerari della VI dinastia e che sono noti come “testi delle piramidi”.
Uno di questi testi, sulla parete Sud della camera sepolcrale, recita: “Atum, questo tuo figlio […] che hai mantenuto in vita, ebbene vive! Unis vive! Non è morto, Unis non è morto! Non è disceso, Unis non è disceso! Non è stato giudicato, Unis non è stato giudicato!”
UN’ESPERIENZA SCIAMANICA PER IL FARAONE
Atum nella mitologia egizia era il creatore del mondo e incarnazione del sole che tramonta, aveva il compito di tenere a bada il gigantesco serpente Apopi, incarnazione del caso e del male oltre ad essere per definizione padre del faraone (la cui corona indossa in molte rappresentazioni).
Da parte sua il culto di Unis sopravvisse per circa 2 mila anni alla sua morte, nonostante l’assenza di eventi rilevanti durante il suo regno. Ma forse l’importanza di Unis non va cercata in imprese militari o politiche. L’iscrizione prima ricordata pare indicare che il faraone abbia vissuto un’esperienza mistica in vita.
Ciò avvalorerebbe la tesi di chi come lo scrittore James Herbert Brennan sostiene che i faraoni dell’Antico Regno fossero anche sciamani, in grado di visitare il regno degli spiriti, un “non luogo” geografico che può essere raggiunto solo dalla mente.
Un luogo che Unis e altri prima di lui tra cui Cheope (IV dinastia diciassettesimo nome nella Lista di Saqqara), il committente della “grande piramide”, avrebbero visitato per incontrare il proprio animale di potere ossia lo spirito guida del percorso sciamanico. Non sappiamo quale forma potesse avere l’animale di potere di Unis, in compenso sappiamo che quello di Cheope aveva assunto le sembianze di un gatto, dando origine alla venerazione per questi animali, durata migliaia di anni.
UN SINISTRO INNO AL CANNIBALISMO
Un ultimo mistero circonda Unis: un altro dei testi all’interno della sua camera sepolcrale descrive il faraone come “colui che mangia gli uomini” e “si nutre degli dei […] perché Unis è sorto ancora nel cielo. Egli è incoronato signore dell’orizzonte. Egli ha fracassato vertebre e spine dorsali. Egli ha strappato i cuori degli dei. Egli ha mangiato la Corona Rossa e inghiottito la Verde. Unis si nutre dei polmoni del saggio, si soddisfa vivendo del suo cuore e della sua magia”.
Solo formule allegoriche e rituali secondo la maggioranza degli studiosi, ma che secondo Ernest Alfred Wallis Budge, filologo ed orientalista del British Museum, potrebbero fare riferimento alle primissime dinastie dell’Egitto, quando forse la pratica del cannibalismo rituale faceva pratica delle pratiche mistiche. Perso nei millenni, il mistero su chi fosse realmente Unis sembra destinato a perdurare.