E l’elemento che per numero e volume caratterizza maggiormente il paesaggio agrario della zona e dell’intero Salento.
Il concetto di masseria é riconducibile a quello di una unità di produzione fondiaria, con forme complesse di insediamento rurale a carattere permanente, governata dalla figura del massaro, singolare figura di imprenditore, lavoratore ed amministratore.
Queste strutture, come quelle salentine in generale, sono ben distinguibili dai grossi insediamenti del foggiano o della zona murgiana, in quanto di più ridotte dimensioni, con volumi edili a misura della superficie agraria dominata, che raramente nel Salento superava i 500 ettari e che in media si attestava sui 50-80 ettari.
La singolarità di queste masserie, specie quelle sorte in vicinanza delle coste, é che assumevano laspetto di piccoli fortilizi.
Questo fenomeno da associarsi alla decadenza del dominio bizantino nel Mediterraneo ha modificato fortemente il paesaggo rurale salentino, che dal 1400 al 1800 é stato esposto a numerose scorribande piratesche.
A partire dal 1500, date le generali condizioni d’insicurezza cui erano esposte le popolazioni, la maggioranza degli insediamenti rurali si munisce di strutture difensive che trovano nella “torre” la massima espressione architettonica.
ln questo periodo l’insicurezza domina il contesto del territorio salentino, ed anche all’interno non mancano scorribande di pirati ed atti di brigantaggio.
La “masseria fortificata” si articola su schemi piuttosto semplici, dove è la pastorizia che caratterizza l’impianto plani-volumetrico.
Intorno alla torre, struttura residenziale e di estrema difesa, provvista di caditoie, feritoie, nascondigli interni si organizzano gli ovili con ampi recinti per gli ovini (curti), altre superfici coperte secondo propri criteri funzionali, preziosi giardini con alberi da frutto, protetti da alti muri a secco e addossati alle altre strutture in modo da costruire un unico corpo col resto delle fortificazioni.
Complementari alla masserie vi sono quasi sempre le strutture in pietra per lallevamento delle api (Aparu), cellette per i piccioni (Culumbaru), per gli animali da cortile e il forno per il pane e il pozzo o la cisterna per la preziosissima acqua.
Nell’area, a testimoniare l’agiatezza raggiunta, vennero erette alcune “Palomabare” o torri colombaie, edifici rurali in cui funzionalità, arte ed estetica erano un’unica espressione del gusto salentino.
Queste, integrate nella struttura aziendale, consentivano lallevamento di oltre 1.000 coppie di colombi che nidificando 5-6 volte lanno, da marzo a settembre, garantivano una preziosa fonte proteica per lalimentazione, di reddito se venduti, di guano per le altre attività agricole.
Tratto dalla collana “Puglia Rurale” – Regione Puglia