Chi sono realmente i misteriosi uomini in nero (“Men in Black” o “MIB”) che più volte, secondo la testimonianza dei diretti interessati, hanno fatto visita in questi decenni a testimoni oculari di avvistamenti e incontri con Ufo?
Questi uomini in nero avrebbero ogni volta raccolto indizi chiedendo ai testimoni di non parlare con nessuno di quanto visto e delle loro visite.
Per Hollywood sarebbero un’organizzazione segreta terrestre che lotta per proteggere la Terra da eventuali invasioni aliene, ma la verità potrebbe essere diversa.
CHI SONO GLI UOMINI IN NERO
Nessuno sa realmente chi siano gli uomini in nero. Possono essere calvi, biondi o di capelli scuri, di carnagione olivastra o chiara, parlare con accento asiatico o americano, avere una corporatura filiforme o tarchiata, ma hanno tutti almeno due cose in comune: il loro vestito e i loro veicoli vintage.
Vestono tutti un completo scuro, con camicia bianca, cravatte nere, indossano occhiali da sole scuri e spesso cappelli neri calati appena sopra gli occhiali, così da non farsi riconoscere. Alcuni testimoni hanno parlato di un gesticolare e di una pronuncia “robotica”.
Arrivavano quasi sempre a bordo di automobili nere anni ’50-’70 con condizionatori al profumo di menta, di grande cilindrata, Cadillac o Lincoln. In alcuni casi sono arrivati sul luogo degli avvistamenti di Ufo a bordo di elicotteri neri, privi (macchine ed elicotteri) di codici di identificazione e targhe, ma con un’insegna sugli sportelli.
L’INCONTRO CON ALBERT BENDER
Si tratta di agenti governativi terrestri o di agenti di un misteriosa razza aliena che si trova da anni sul nostro pianeta?Il primo caso mai segnalato di un contatto con gli uomini in nero fu quello di Albert K. Bender, editore della rivista ufologica Space Review.
Bender nell’ottobre del 1953 avvisò gli ufologi di “essere molto cauti” nello svolgimento delle loro indagini, spiegando di aver raccolto informazioni che avrebbero spiegato alcuni casi di avvistamento Ufo ma che non poteva pubblicarle perchè gli era stato proibito. Albert Bender
Secondo quanto ricostruì in seguito Gregory Myers, il primo incontro di Bender con gli uomini in nero avvenne nella sua camera da letto, dove si era ritirato a seguito di un capogiro.
All’improvviso l’editore vide emergere dall’oscurità della stanza “diverse sagome oscure”, gli uomini in nero appunto, che gli avrebbero ordinato telepaticamente di interrompere le sue ricerche e cessare le pubblicazioni sugli avvistamenti di Ufo.
LA VISITA AL DOTTOR HOPKINS
Nel 1976 un medico di famiglia americano, il dott. Herbert Hopkins, che stava investigando su un avvistamento Ufo senza che nessuno lo sapesse, ricevette una telefonata da un membro di un sedicente gruppo di ricercatori sugli Ufo che gli chiedeva se poteva subito incontrarlo a casa del dottore per parlare di una sua ricerca.
Dopo pochi minuti uno stupefatto Hopkins si trovava davanti alla porta di casa un uomo in nero. Dopo aver parlato con lui, l’uomo intimò a Hopkins di distruggere la sua ricerca e non parlare con nessuno del loro incontro.
Oltre ad alcune stranezze, Hopkins notò che l’uomo in nero parlava con una monotona cadenza robotica; inoltre quando l’uomo si alzò per uscire di casa, apparve stranamente debole e malfermo sulle gambe e disse che la sua energia stava diminuendo e doveva andarsene.
Dopo essere uscito di casa facendo lentamente un passo dopo l’altro, egli sembrò girare l’angolo e scomparire in un bagliore, senza alcun rumore come di auto o altro veicolo.
Molti altri incontri tra ufologi, ricercatori e uomini in nero sono stati segnalati ancora nei decenni successivi, tutti risolvendosi in tentativi di intimidazione il cui scopo era quello di interrompere o almeno rallentare le ricerche in corso su avvistamenti di Ufo.